South Korea, giorno 4: Seoul, Hanok Village & Hongdae
Inizio a capire che Seoul è una città complessa, fatta di strati e sotto strati di tradizione, da una parte, e di innovazione, dall’altra. Ma anche di persone, spesso raggruppate più sotto terra che in superficie, soprattutto alla vista del nemico-sole che rischierebbe di far perdere il loro pallore (è piuttosto comune vedere coreani a maniche corte con un tempo nuvoloso e con north face e ombrelli col sole a picco), e di tesori da scoprire: entriamo in questo villaggio tradizionale mantenuto e ricostruito dal passato, girando un angolo gremito di grattacieli.
Cosa fare a Seul: Hanok Village & Hongdae
Non posso trattenermi dal lanciarmi in questa favola a cielo aperto anche col vestiario, e mi trasformo quindi in una principessa coreana con i suoi abiti informali.
La pace e la quiete di queste mura, con i cartelli che chiedono per favore di non strillare e di non fare rumore in generale, mi gettano in uno stato di calma, quasi di meditazione: nessuno parla più, i suoni della città sono lontani e spariscono dietro l’angolo, e con gli occhi aperti (e la gonna sollevata, per non accartocciarmici dentro) ci perdiamo in questa fitta rete di vicoli straordinari.
Cosa fare a Seul: una serata a Hongdae, il quartiere universitario
La sera decidiamo di passare per il quartiere più giovane, quello universitario di Hongdae: tra street food (avevo letto da qualche parte che provare TUTTO quello che vendono in strada è parte del viaggio in Corea e mai consiglio fu più apprezzato, devo dire), vestiti, trucchi e improvvisate K-POP star (secondo me vi conviene continuare l’università amici ), ci facciamo strada per cenare e abbracciare l’orso di Line (competitor di Kakao Talk, il loro Whatsapp – con unica nota che qui hanno enormi negozi pieni di oggetti più o meno utili ma sempre STUPENDI) prima di trovare la strada della guesthouse che ci ospita per l’ultima notte del primo weekend in capitale.
Cara Corea del Sud, credo proprio che io e te andremmo molto d’accordo