Oggi vorrei condividere con la blogosfera un’equazione, formulata su base logica, che mi è venuta come intuizione a bruciapelo in uno dei mille momenti morti a lavoro:
lavoro ambito : stipendio irrisorio = lavoro umile : salario decente
Ovviamente non mi riferisco a Manager, Presidenti o AD, ma a comuni mortali soprattutto agli inizi (o poco più) delle loro carriere. A tutti i neolaureati in cerca di primi impieghi negli ambiti delle materie che hanno studiato per 3 o 5 anni , o ai diplomati che non vogliono proseguire gli studi, o anche, perché no, a professionisti che vogliono cambiare azienda/posizione.
Ormai frasi del tipo ” Beh uno stage non retribuito in quell’azienda sarebbe davvero il massimo” o ” Certo,ho 26 anni e guadagno 300€ al mese per un full-time, ma sai quanta esperienza sto facendo? Un giorno tutto questo mi ripagherà” rientrano nella cerchia dei luoghi comuni (ecco un altro nonsense, per riallacciarmi al post precedente): va bene così? E’ normale che una persona preparata, qualificata e motivata debba guadagnare meno della metà del minimo sindacale solo perchè ostinata? Deve essere per forza così ardua la salita? E se sì, perchè?
Mi sembra una specie di “autoflagellazione riconosciuta”, come se per realizzare i propri sogni sia ovviamente implicata una fase di ‘nonnismo’ autonomamente accettato. Non pensate che gli stagisti facciano già un lavoro abbastanza degradante da non dovergli aggiungere in più anche un rimborso spese quasi comico?
Torniamo all’equazione: di contro a tutto questo c’è che un ragazzo di 18 o addirittura 15 anni che inzia a lavorare invece che continuare a studiare, e con un minimo di intraprendenza nel giro di un anno al massimo verrà inquadrato in azienda e percepirà lo stipendio che i suddetti stagisti arriveranno a prendere a 30/35 anni, aggiungendoci ovviamente che le esigenze del nostro 19enne che vive a casa con i genitori sono di molto inferiori allo stagionato stagista probabilmente sposato.
A questo punto mi viene da paragonare il tanto chiacchierato Sogno Americano,che illude che con determinazione e coraggio sia possibile raggiungere una prosperità economica ambita e invidiata,al Sogno del Belpaese, che da una parte guarda tanto con lungimiranza verso gli States ma dall’altra snatura quel bel Sogno nella sua ragion d’essere,quasi incentivando la non specializzazione in favore del “Prima cominci prima guadagni”.