Welcome to Korea! La Corea del Sud è un luogo affascinante, misterioso e – per moltissimi aspetti – molto più occidentale di quanto si possa pensare, data la scarsezza di racconto in Italia (e in Europa tutta in verità) esistente su questa terra.
Reputati gli “italiani dell’asia” per via del loro charme, i bei vestiti e l’attenzione per moda, i look e il make up (aprirò un capitolo ad hoc su cosa e dove comprare i celebri prodotti per la skincare coreana perfetta), i coreani sono soprattutto un popolo incredibilmente gentile, cortese, e davvero poco irascibile: la meta perfetta per una scoperta dell’Asia del nuovo millennio, e anche per dare una sbirciatina in anteprima alle città e le abitudini del futuro.
Sono qui da 5 giorni e non ho avuto mai tempo per scrivere, ma ricomincio dall’inizio.
Day 1 & day 2, 25/26 Aprile ‘19
Viaggiare da Roma a Seoul: ipotesi scalo cinese a Pechino
Dopo un viaggio abbastanza da dimenticare durato 18 ore (la cui unica nota positiva sono stati i massaggi in un centro benessere durante la sosta in aeroporto di 5 ore a Beijing, per combattere i dolori causati dai 3 gradi sul volo Air China in partenza da Fiumicino e diretto in Corea del Sud) arrivo nottetempo a Gimpo, il secondo aeroporto di Seoul, dove mi attende il mio ragazzo Toni.
La casa dove vive qui è situata a Hwaseong, una cittadina vicino Seoul, nota per lo più per l’omonimia con la fortezza di Suwon, sito patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, e di cui ovviamente parleremo più avanti.
Scopro in breve che nella nuova casa dove è entrato 48 ore prima, si dorme su un letto tradizionale coreano: una specie di stuoia con una coperta…
Giorno 1, quindi facciamo velocemente tappa all’IKEA, ultimo baluardo della frontiera con l’Occidente ormai disponibile anche nel bel mezzo del deserto per farti costruire in 5 mosse una isola miraggio da immaginare nel tuo cervello.
Arrivati alla ricerca di un normalissimo sofa bed, ho dovuto ovviamente provvedere alla carenza di casalinghità di cui anche il mio uomo – come quasi tutti gli altri della loro specie – è dotato: non notava proprio la mancanza di spugne, posate, piatti, barattoli, etc…
Passo il pomeriggio a fare la signorina di casa (con mia somma gioia devo dire, dato che il jetlet e le 7 ore di fuso avanti in cui ci troviamo qui stanno avendo la meglio di me più che in qualsiasi altro posto nel pianeta).
Cosa fare e come comunicare in Corea del Sud
Gi0rno 2: in giro per Hwaseong, la cittadina in Corea del Sud (640 mila persone, per loro è tipo un paesello), dove vive e allena Toni .
È tutto ordinato, curato, moderno, con le vie di casa in mattoncini inglesi e i grattacieli nel centro cittadino. Un altro mondo, di sicuro.
Decisa a trovare la mia scuola di yoga, giro 3 diversi studi dentro ai grattacieli, e non si sa come alla fine mi ritrovo a chattare con una delle proprietarie e a comprare nuovi bellissimi yogaclothes, con mia enorme felicità.
Iniziano i primi problemi di comunicazione: purtroppo i coreani capiscono davvero poco l’inglese, e lo parlano ancora meno, per lo meno fuori dalle grandi città. Ed ecco che capisci quanto, come sempre, basta cambiare il punto di vista che tutte le tue certezze crollano: l’inglese basta ovunque, beh non qui.
Scopro che avere una sim coreana è ancora più fondamentale rispetto a qualsiasi altro paese dove io sia stata nella vita, perché apre le porte ad app come Naver (e NAVERmap, e NAVERDict, NAVER è il loro Google), e Papago (un traduttore tramite il quale ho imparato a mostrare direttamente lo schermo senza più aprire bocca: GRANDE successo).
Per cena, ci incontriamo con gli amici in un tipico BBQ restaurant: 2 giapponesi, 1 coreano, 1 spagnolo e una italiana che si grigliano la carne sul barbecue a centro tavoli. È stato bellissimo ❤️
Dormo impaziente: domani si parte alla scoperta della capitale della Corea del Sud, Seoul!
PS Ah sì, la maschera: eh niente l’aria è così cattiva che ogni tanto te la devi mettere per smettere di tossire ⚠️