Come mai il biliardino, calcio balilla, o calciobalilla, che ha ben tre nomi, non è uno sport vero?
No, non sono impazzita e, in tutta onestà, mi dichiaro da anni una abbastanza grande pippa in materia, ma una trasferta a/r in giornata a Pescara per andare dall’osteopata a cercare di risolvere per sempre i miei nodi cervicali, mi riporta (finalmente) sul mio amatissimo dicarlobus.
Salgo sul magic bus alla stazione centrale di Pescara per rientrare in capitale, e mi precipito all’usuale gate (i 4 posti con tavolino del piano di sotto), certissima di trovare materiale originale per la mia voglia di esplorazione da seduta, e (come la legge dell’attrazione ha ormai insegnato a molti di noi) trovo immediatamente pane per i miei denti.
Antefatto: per non farmi notare, come al solito, combino un casino facendo ritardare la partenza a tutti perché ho dimenticato a casa la mia giacca nuova e spero che mio fratello (quello studioso di filosofie asiatiche, non quello della Distilleria Clndestina) arrivi in tempo per portarmela. Non ci siamo riusciti, ma nel frattempo il mio comportamento bizzarro ha probabilmente attirato l’attenzione delle persone intorno a me. Il signore sedutomi di fronte, infatti, cerca di suggerirmi la strada più veloce da dire al telefono a mio fratello, che invano tenterà, ma fallirà comunque nell’impresa. Poco male, vediamola con positività: il caldo è arrivato anche al sud per cui credo e spero che la stagione delle giacchette da ufficio sia ufficialmente sospesa a data da destinarsi.
Tiro fuori il computer, praticamente già pronta per lanciarmi in questo racconto, e il signore di fronte mi chiede cosa faccio nella vita e di dove sono, come accade tipo nel 99,9% dei casi in questa particolare zona del pullman, e, dopo una non brevissima ma esaustiva risposta circa le mille attività che al momento compongono la mia vita, giro a lui la domanda, passandogli la palla: “In che senso? L’attività principale o quella vera?”. Ecco, già da questa risposta ho capito di avere davanti l’ennesima persona piena di mondi che frequenta questo luogo del non luogo, e al mio “Partiamo da quella che ti paga l’affitto, e poi tutte le altre” glissa con rapidità sul fatto di essere un consulente finanziario per una banca e si lancia nel racconto di quello che chiameremo “Il dossier calciobalilla”. “Ho una associazione di calciobalilla, organizzo eventi portando in giro per l’Italia i biliardini, facciamo tornei e vorremo farla diventare una federazione, ma non è possibile perché il calciobalilla non è uno sport, al contrario di:
- mazza e sasso (tipo il baseball dei poveri, e dei figli unici, in cui tiri un sasso con un bastone e guardi dove arriva)
- corsa al formaggio (si corre col formaggio in mano e quando arrivi te lo mangi)
- boccia su strada (sì, su strada)
- calcio storico fiorentino (non devo spiegarlo, vero?)
- freccette
- lancio della ruzzola
- lancio del ruzzolone (per quelli a cui la ruzzola non basta più)
- tiro con la fionda (i bambini de gli intoccabili dovrebbero essere i campioni mondiali)
e tutta un’altra serie di cose sconosciute che fanno parte però della Federazione Italiana Giochi Tradizionali, al contrario del biliardino che invece aggrega da decenni persone in tutte le stagioni, ed è sport per i paralimpici, ma non per i normodotati.
Aggiunge a questo inciso finale che adesso anche lui fa parte dei normodotati, ma che resta comunque un problema farlo diventare uno sport per via delle varie associazioni italiane esistenti che non si organizzano, oppure non si coalizzano con i cugini paralimpici, oppure semplicemente fanno come gli pare, credo di aver capito.
Bene, potete a questo immaginare la mia faccia, e la rapidità con cui scrivo tutte queste sigle in ordine su un foglio Note immacolato, pronta per snocciolarle poi in pagina, come sto facendo adesso, sorridendo come una bimba al lunpark in un giorno di festa, incredula ed estasiata da come le passioni muovano la vita delle persone molto, molto, molto di più di quanto la loro occupazione, routine, agiatezza o qualsiasi altra cosa potrebbe mai fare in quello stesso vivissimo essere umano.
Scopro così che le federazioni nazionali esistono solo per gli sport, e che gli sport si dividono tra il Coni, per i normodotati, e il Cip, per le persone con disabilità.
Continuo a fare domande a raffica, non per altro ma anche solo per capire: ma tu, perché lo fai? Soldi, fama, piacere, tutte e tre ?tutte e tre, ma per la faccenda soldi in verità stiamo sempre parlando di una remissione e non di un guadagno, dato che si auto-spesano, organizzano, promuovono e gestiscono ogni aspetto della vita di queste associazioni, per il solo piacere di farlo.
Lo fai per la gloria, la coppa e il rimborso spese.
Il calciobalilla si divide in professionisti, semiprofessionisti, amatori, misto, veterani e…DONNE. Ma perché stanno separate le donne? Perché è come il calcio, ci sono le squadre maschili e quelle femminili. Ok, ma non mi sembra la stessa cosa, qui devi solo girare gli omini (che non si chiamano ovviamente omini, ma giocatori), non fa nulla, le donne seppur forti giocano solo tra loro. Stefano senti a me, mettete le donne in mezzo agli altri e vedi che diventa sport! 😀
Tra un po’ Sony farà riconoscere la PlayStation come sport, e il biliardino no, e negli Stati Uniti è nata la ITSF che a livello mondiale cerca di far riconoscere il calciobalilla all’interno del comitato internazionale olimpico.
E poi ci sono loro, le storie delle persone, che raccontano davvero cosa significa vivere una passione così: c’è Vittorio, di cui si narra che un giorno abbia preso uno zainetto vuoto e abbia iniziato a camminare di stabilimento in stabilimento, chiedendo di essere sfidato a biliardino per denaro. Vittorio è stato ritrovato a Pineto con lo zaino pieno di soldi, che sono serviti per tirare su un pezzo di casa.
Oppure Lorenzo, che ha perso la sua giovane mamma, e che quando ha vinto la tappa italiana del torneo internazionale contro la repubblica ceca ha alzato gli occhi al cielo e mandato un bacio lassù.
Vai Stefano e vai www.ilcalcibalilla.it, non mollate proprio adesso e presto ci ritroveremo a registrare le finali in TV per sentire dal divano la forza di una passione.